Il paradigma cognitivo generale dei disturbi psicopatologici

Secondo le opinioni correnti sullo sviluppo psicologico, si ritiene che l’individuo entri nel mondo equipaggiato di un insieme rudimentale di strutture geneticamente determinate e altamente differenziate. Queste capacità di percezione e reazione  successivamente vengono sviluppate e perfezionate dall’individuo secondo modalità geneticamente determinate. E’ chiaro però che le modificazioni qualitative di tali strutture sono influenzate e sostenute non solo dalla maturazione predeterminata geneticamente, ma anche dai rapporti con l’ambiente, attraverso processi di assimilazione e accomodamento (Piaget, 1954). A seguito di simili processi, gli schemi danno forma alle esperienze e sono da esse modificate. Sebbene la maggior parte delle strutture cognitive sia continuamente sottoposta a processi di accomodamento e revisione, si ritiene che quelle più fondanti (ad esempio quelle che riguardano lo schema di sé), una volta consolidate siano più resistenti al cambiamento e tendano ad essere relativamente stabili. In tal senso, la persistenza dello schema di sè influenzerebbe anche il processo di selezione ed elaborazione dell’informazione, per cui la persona tenderebbe a selezionare informazioni congrue con il proprio concetto di sé e, nello stesso tempo, a rifiutare o trascurare le informazioni che sono in contrasto con esso, operando varie distorsioni cognitive. Le distorsioni cognitive sopra citate vanno viste pertanto come tentativo dello schema di mantenere una coerenza interna e di darsi delle conferme attraverso processi cognitivi viziati da pre-giudizi. (Perris, Merlo e Brenner, 2005).

Gli assunti di base della psicoterapia cognitiva con pazienti schizofrenici

Da quanto detto sopra, deriva che i presupposti che rendono adeguata la psicoterapia cognitiva con i pazienti schizofrenici non possono che basarsi sul modello stress-vulnerabilità, ovvero (Perris, 2000):

a.    La persona che svilupperà un disturbo schizofrenico ha già strutturato nel corso del proprio sviluppo (per varie ragioni di tipo bio-psico-sociale) uno schema di sé  sostanzialmente disfunzionale. A questo schema  afferiscono sia il concetto di sé disfunzionale che assunti-base disfunzionali circa il proprio rapporto con l’ambiente (e con le figure di attaccamento), entrambi in larga misura inconsci (in un’ottica neuropsicologica).

b.    Lo schema di sé e dell’altro disfunzionali, una volta stabilizzati nel corso dello sviluppo, vengono continuamente rafforzati e preservati da processi percettivi e di elaborazione dell’informazione distorti (bias cognitivi).

c.    Ogni volta che lo schema disfunzionale è riattivato da stimoli interni o esterni che ne minacciano  la stabilità, si producono in modo inconscio (ovvero al di fuori del centro della consapevolezza) pensieri ed immagini disfunzionali automatici che perpetuano il sistema.