di Giuseppe Femia

La serie “Supersex”, ispirata alla vita di Rocco Siffredi, traccia una linea chiara fra sesso e vuoto emotivo, fra le sfumature amare dell’infanzia e la tendenza talvolta spasmodica degli adulti di ricorrere all’eros come medicina che cura il dolore e la solitudine.

Una sorta di schema narcisistico di ricerca di approvazione e grandiosità subentra in soccorso al bambino fragile sottoposto a deprivazione emotiva con schemi di inadeguatezza e vergogna. Nella serie si oscilla fra disperazione ed eccitazione, in balia di una storia di vita connotata da angoscia di separazione, umiliazione, malattia e perdita.

Emerge un legame forte con il materno che soffre a causa di un lutto con vissuti di colpa che parlano di una perdita non elaborata. Un bambino che cerca l’amore e un adulto che spinge sul sesso e cerca di difendersi dai sentimenti.

In modo chiaro la scrittura di questa serie delinea una personalità adulta che vince le sue paure e i debiti della propria storia di vita sviluppando un coping di forza e potenza che immunizzi dalla sottomissione e dalla sofferenza.

E adesso che il ‘mega-super-mega’ dotato Rocco Siffredi, icona di potenza sessuale e piacere, disvela la sua tristezza e la sua sofferenza e lascia la sua fortezza sessualizzata, cosa accade all’immaginario erotico che rappresenta?

Diventa più interessante, diventa un santino, o un soggetto vulnerabile da comprendere?

L’affetto adesso attacca il sesso, lo abbatte, suscita empatia e forse stimola riflessioni generali sulla tendenza a iperinvestire sul sesso a discapito del mondo dei sentimenti.

Incredibile ma vero, il porno divo più famoso al mondo ci porta a riflettere sul significato che il comportamento sessuale riveste nel più generale funzionamento della personalità e nella costruzione di una traiettoria dello sviluppo psicoaffettivo dell’individuo.

Nella serie si alternano temi molto cari alla psicologia: il rapporto fra emozioni e sessualità, i timori identitari, la paura dei legami affettivi, la ripetizione di scenari familiari, la colpa che si manifesta con rabbia, l’erotismo che cerca di lenire stati emotivi che procurano dolore psichico, oltre che la connessione fra sesso e ricordi.

Nella pratica clinica si riscontrano spesso sofferenze e disagi legati alla sessualità non integrata con i bisogni affettivi di base e, come accade generalmente nelle parafilie, si osserva questa dicotomia ‘sesso Vs sentimenti’. Non raramente questo nodo problematico che la persona riferisce ci conduce a ricostruire storie passate di sofferenza con la presenza di emozioni dolorose e credenze disfunzionali che sostengono il disagio. Spesso la sessualità veicola dunque informazioni salienti rispetto alla problematica, al funzionamento della persona e circa esperienze traumatiche o salienti nel suo sviluppo.

Dunque questa versione porno-malinconica ci ha regalato spunti psicologici interessanti oltre agli stereotipi, alle fantasie e alla classica visione dell’egocentrico e fallico Rocco Siffredi.