di Leonardo Caliari

PERCHÉ QUESTO RACCONTO?

…per offrire alcuni spunti che aiutino a comprendere meglio il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Il racconto è pensato per tutti coloro che si trovano ad affrontare direttamente o indirettamente questo disturbo. L’intento è quello di contribuire a rompere quel silenzio che in generale avvolge i disturbi mentali e ciò che li riguarda.

Questa storia nasce e trae forza dalla mia esperienza personale. Lungo il mio percorso spesso non riuscivo a trovare comprensione negli altri; più volte è capitato di raccontare ciò che mi frullava in testa e ricevere semplicemente risposte rassicuranti, come “dai, non pensarci troppo”. In realtà non riuscivo a smettere di pensare e questo concetto sono stato in grado di trasmetterlo solo dopo anni. Probabilmente le risposte rassicuranti erano suscitate da due fattori: scarsa conoscenza del disturbo e un eccessivo ottimismo nei confronti del mio malessere. A complicare il quadro, ecco intervenire il timore dell’opinione altrui, la paura che il mio disturbo allontanasse gli altri.

L’argomento è complesso. Per renderlo comprensibile, ho trasformato il mio disturbo in un personaggio di fantasia: sarà lui il protagonista di questa storia. Penso che raccontare in modo autoironico certi eventi possa aiutare a prendere le distanze e vederli in un’ottica diversa. Ci si troverà così più vicini alla soluzione.

La storia che state per leggere ripercorre le principali tappe della mia esperienza. Capitolo dopo capitolo, spiegherò ciò che mi passava per la testa quando i miei pensieri erano preda del disturbo ossessivo compulsivo.

Mi auguro di essere d’aiuto a te o a chi ti è vicino e a regalarti qualche attimo di piacere.

Se sei interessato a lasciare un tuo commento, contattami all’indirizzo email qui sotto. Sarò felice di leggere i tuoi suggerimenti e conoscere la tua storia. Il tutto contribuirà ad arricchire il progetto che voglio portare avanti e che verrà presentato nelle prossime pagine.

 

        leonardo.caliari92@gmail.com
Buona lettura!

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