di Marzia Albanese

Inizia così la terza puntata di Modern Love, antologica serie televisiva tratta da un’acclamata rubrica del New York Times che racconta le varie sfaccettature dell’amore: Take Me As I Am, Whoever I Am (Prendimi per quella che sono, chiunque io sia). Un titolo che vuole essere un vero e proprio invito a essere accettati e amati per come si è.

Ma come si fa quando noi stessi, per primi, non sappiamo chi siamo realmente?

Chi sono io? È difficile descrivermi. Cioè…siamo tutti difficili da descrivere, ma io sono davvero difficile.”

È questa l’enorme difficoltà di Lexi, energica e talentuosa avvocatessa di successo che all’improvviso, chiusa la porta di casa alle spalle e riposto il cappotto sulla sedia, cambia improvvisamente e irrimediabilmente umore passando costantemente a letto una serie di giorni a venire che non è più in grado di quantificare, mettendo così in crisi le proprie relazioni sociali e il proprio lavoro.

Ed è qui che inizia il problema. Non so che cos’è che lo scateni…picco glicemico, farmaci, fattori psicologici…chi lo sa! però arriva come il mostro di un vecchio film in bianco e nero, ti insegue e non importa quanto corri veloce, lui ti raggiunge sempre.

Lexi è affetta da disturbo bipolare, un disturbo dell’umore caratterizzato dall’alternanza di fasi depressive (caratterizzate da un umore molto basso, tristezza generalizzata, alterazione di appetito e sonno, difficoltà di memoria e concentrazione e pensieri suicidari) a fasi maniacali (in cui l’umore è invece molto elevato e accompagnato da sensazione di onnipotenza ed eccessivo ottimismo, comportamento iperattivo e impulsivo, insonnia e inappetenza e incapacità di valutare le conseguenze dei propri comportamenti) o ipomaniacali (umore disforico, irritabilità, intolleranza e aggressività).

La diagnosi arriva per Lexi all’età di 15 anni e nel corso di un dialogo con sé stessa, descrive così la sua storia clinica:

È iniziato al liceo, un giorno sono voluta rimanere a letto e i miei me lo hanno permesso. Credevano che stessi male visto che non riuscivo a scendere fisicamente dal letto! Ventuno giorni dopo ero ancora lì. I bambini hanno un modo incredibile di elaborare le nuove informazioni, non sanno che certe cose non sono come dovrebbero essere. Così trovai il trucco per convivere con il mio problema: avrei recuperato le fasi down con periodi di produttività, sarei diventata una studentessa modello! In questo modo potevo mancare il 50% dell’anno, dando il massimo nell’altra metà. Lo stesso all’Università: settimane senza uscire dal dormitorio e poi settimane in biblioteca a recuperare, a ottenere voti eccellenti! E poi…sono venuta a New York, ho surclassato la concorrenza in numerosi studi legali fino a che, uno a uno, non si sono resi conto che la mia attenzione ai dettagli, le giornate a lavorare incessantemente fino a mezzanotte su un caso non bastavano a bilanciare i miei disastrosi record di assenze. Contemporaneamente si susseguivano innumerevoli visite dall’analista, elettroshock, terapia cognitivo comportamentale, terapia farmacologica, di tutto e di più.”

Ma di tutto questo Lexi si vergogna profondamente: “Nel frattempo tenevo i miei datori di lavoro, la mia famiglia, i miei amici all’oscuro di tutto con delle scuse. Mi facevo viva solo quando ero sicura di stare al top, la mia vita andava così e nessuno sapeva veramente chi ero.

Nel corso di questa puntata, vediamo infatti la protagonista nascondere il suo disturbo a chiunque provi a legarsi a lei: amici, colleghi, possibili partner sino a condannarsi alla solitudine e al rifiuto di sé stessa.

È proprio per tale regione che gli interventi psicoterapeutici per chi soffre di questo disturbo sono finalizzati ad aiutare il paziente a distinguere sé stesso e la propria personalità dalla malattia, conoscendo meglio il proprio funzionamento e accettandolo, accettando che non si può dare sempre il massimo, essere costantemente super produttivi. Che a volte, si è stanchi e vulnerabili.

E il successo di questa bellissima serie televisiva forse sta proprio lì. Nel mostrare quella fragilità dell’animo umano che con funambolico mimetismo spesso si cerca disperatamente di nascondere e che, in verità, allontana da sé stessi e irrimediabilmente da chi Take Us As We Are, Whoever We Are.