Le iniziative anti-ANA

 

Il fenomeno dei siti pro-ana appare in costante aumento e la maggior parte dei Paesi Europei si sta adoperando al fine di arginarne l’espansione. In Francia è già stata approvata e varata dall’Assemblea Nazionale una legge che ha trasformato in reato penale la pubblicazione di siti pro-anoressia e pro-bulimia e che prevede, per coloro che risultino esserne gestori, una sanzione pecuniaria fino a 30mila euro e una pena fino a due anni di reclusione. Anche in Spagna questi siti sono stati banditi, mentre in Italia non esiste ancora una vera e propria legislazione in merito, ma solo una proposta di legge che intende oscurare i circa 300mila siti che promuovono le filosofia pro-ana e pro-mia. Si tratta della proposta di legge n. 1965, depositata il 28 Novembre 2008, dietro iniziativa dei deputati Lorenzin, Contento, Costa e De Nichilo Rizzoli, e che prevede l’introduzione dell’articolo 580-bis del codice penale, concernente il “reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia e la bulimia”. Gli autori motivano così la decisione di presentare una tale proposta normativa: “…La presente proposta di legge ha l’obiettivo di combattere l’istigazione a comportamenti anoressici e bulimici, sempre più diffusa nel nostro Paese. Riteniamo, infatti, necessario esprimerci in merito a una malattia che riteniamo “sociale”, che colpisce in modo subdolo e drammatico migliaia di giovanissimi, per lo più ragazze, fin dall’età puberale……La presente proposta non ha certamente l’ambizione di risolvere le molteplici problematiche legate alla complessità dei disturbi alimentari….ma offre al Parlamento la possibilità di contrastarne in modo concreto la diffusione e la promozione….. L’individuazione del nuovo reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia e la bulimia, permette alle forze di polizia di agire in modo tempestivo e di mettere in atto una serie di misure di contrasto all’incitamento a comportamenti alimentari che possono minacciare gravemente la salute fino a compromettere in modo irreversibile l’integrità psicofisica delle persone colpite, al punto da provocarne, nei casi più estremi, la morte…..L’anoressia e la bulimia non sono solo inquadrabili come disturbi alimentari che si manifestano, l’una, con il rifiuto di alimentarsi fino a rischio di morire e, l’altra, con l’impulso di mangiare quantità seriali di cibo da eliminare poi con il vomito autoindotto più volte al giorno, ma devono essere ormai riconosciute quali malattie sociali che oggi vedono 6 nuovi casi di anoressia ogni 100mila abitanti e 12 nuovi casi di bulimia ogni 100mila abitanti. Secondo la federazione italiana medici-pediatri, il rischio dell’anoressia sta crescendo in misura esponenziale in Italia…. La presente proposta di legge non affronta l’anoressia dal punto di vista medico, ma cerca di contrastare il diffondersi di questa malattia sociale sul campo dei new-media, in cui oggi essa prende una nuova forma e viene propagandata come stile di vita e modello esistenziale. La normativa proposta vuole fornire uno strumento idoneo per consentire alla forze di polizia di impedire l’accesso alle centinaia di migliaia di siti che oggi incitano e istigano all’anoressia. Attualmente la Polizia di Stato, tramite il servizio centrale della Polizia Postale e delle Comunicazioni, può effettuare monitoraggi, ma non ha lo strumento giuridico per oscurare i siti pro-ana e pro-mia, così come avviene invece per i siti dedicati alla pedofilia e alla pedopornografia. Lungi dal voler reprimere la libertà di espressione così come garantita dalla nostra Carta Costituzionale, fine della presente proposta è di ostacolare quelle condotte costituenti casi limite che sfociano nella violazione di altri diritti della persona costituzionalmente tutelati”.

Figura 1. Testo della proposta di legge n. 1965/2008, art. 580-bis.

Ma se da una parte la rete può contribuire alla diffusione  del “virus” anoressia, dall’altra può essere usata come “anticorpo” per prevenire le malattie alimentari o contrastarle efficacemente. Per esempio, il progetto Timshel, ideato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, sarà costituito da una vera e propria piazza virtuale utilizzata per lanciare un programma di prevenzione e per interagire con soggetti anoressici o con le autrici dei vari blog “pro-ana”. Verranno aperti forum di discussione, presentate storie di successi terapeutici, aperti sportelli online con giovani e specialisti, con l’intento di restituire responsabilità e autonomia di scelta agli adolescenti. “Timshel” è una parola di origine ebraica che vuol dire “Tu puoi”. “Il messaggio da lanciare ai giovani – sostengono gli ideatori del progetto – è: tu puoi scegliere di essere te stesso, puoi uscire dal disagio, puoi riuscire con la tua esperienza e con il tuo impegno ad aiutare te stesso e, perché no, anche gli altri. Tu puoi farcela. Perché solo tu puoi fare la differenza. Nella società che ti circonda e nella tua vita, prima di tutto”. Il progetto si avvarrà di un team specializzato di medici e operatori, con il coinvolgimento delle scuole di Roma e provincia. Verranno usati servizi online di consulenza e assistenza, che utilizzeranno canali di comunicazione ormai di uso quotidiano, come chat e videoconferenze.

Ancora, per combattere il fenomeno in Italia è nata l’ANAD (Associazione Nazionale per l’Anoressia Nervosa e i Disturbi Associati), che ha scovato e recensito più di 400 siti sull’argomento, e il portale “Yahoo!” che ospitava 115 dei 400 siti segnalati dall’Anad, ha chiuso molti dei siti presenti sulla sua rete. Sono ormai presenti in internet siti in tutte le lingue, come www.stop-pro-ana.com o www.anaymia.com, che cercano di spiegare quali siano i reali rischi connessi a tale “filosofia”, e, sempre su internet, si trovano petizioni per eliminare dalla Rete siti del genere, e siti aperti da ex anoressiche, come quello di Anna Peterson (www.annapaterson.com ), che intendono portare una testimonianza diretta.

Il Ministero delle Pari Opportunità ha inoltre avviato la campagna “Se ami qualcuno dagli peso”, per provare a portare l’attenzione sul fenomeno dilagante dei disturbi alimentari.