Scopi concordati, tecniche utilizzate

Pur avendo premesso alla paziente che il nostro obiettivo non poteva essere quello di decidere con chi stare definitivamente, concordiamo di lavorare per fare chiarezza nella sua confusione, così come da sua richiesta. A tal proposito discutiamo su quelli che, per lei, rappresentano i vantaggi e gli svantaggi dello stare con Letizia, con Luca o da sola. A tal proposito, rendendomi conto della sua difficoltà nel lavorare su questi tre piani, condivido l’opportunità di visualizzare per iscritto tale compito.

Così Matilde riesce a stilare i pro e i contro di tali relazioni.

Essendo molto invischiata con i due partner non riesce a concepirsi facilmente da sola ed ha sempre bisogno della loro presenza per ritrovare sè stessa. È inoltre praticamente impossibile per lei concepire uno scenario alternativo a quello attuale (es. altre conoscenze sociali) e quindi i tentativi per inserire un decentramento di attenzione, quale spunto per introdurre il pensiero alternativo, risultano fallimentari.

Partendo inizialmente dal presupposto che il focus fosse sugli aspetti depressivi e che il conseguente problema presentato fosse di progressivo isolamento sociale, ho inoltre invitato la paziente a produrre, sempre per iscritto, un resoconto di quello che lei ama fare.

In tal senso l’obiettivo che mi ponevo era duplice: da un lato potenziare una serie di attività che potessero fungere da molla motivazionale per contrastare la solitudine, dall’altra, però, il tentativo era quello di focalizzarci su quello che lei come persona amava e coltivava in sè, indipendentemente dalla presenza o influenza di altri.

L’obiettivo, forse più ambizioso, consisteva nell’aiutarla ad avere più chiarezza sulla realtà motivazionale che sceglie, di modo da sottrarla alla confusione con quella dei suoi partner.

Dal giorno della telefonata intercorsa con il fidanzato di Matilde, però, gli obiettivi si sono dovuti necessariamente ridefinire.

Nell’ incontro con la paziente, infatti, ho ritenuto opportuno condividere la preoccupazione di Luca, così come la mia, per la manifestazione evidente del suo malessere (gesto con la sciarpa) e per l’intensificarsi dei pensieri a sfondo depressivo. A tal proposito ho stilato con lei una sorta di contratto, che prevedeva di mettersi in contatto immediato con le persone individuate come quelle a lei più vicine (l’ex fidanzato, i genitori, la sorella), considerando anche  me come interlocutore telefonico, nel caso in cui si sentisse pesantemente sovrastata dalle preoccupazioni e sul procinto di agire tale esasperazione.

In linea generale l’obiettivo dell’intervento terapeutico è consistito nel tentare di partire dalla richiesta della paziente per trovare un’alleanza con lei, pur sapendo che questo non era il focus della terapia.

Quello che invece si è progressivamente tentato è stato di rimanere più a lungo con lei sulla definizione del problema, tentando di capire quale sia la sua logica di partenza.

A tal proposito ho tentato di soffermarmi facendo chiarezza su ciò che lei intende ad esempio per “fisicità”, “amore”, “famiglia”, introducendole contemporaneamente anche il mio modo di inquadrare i bisogni in categorie, allo scopo di facilitarle il compito di cogliere l’incongruenza della sua logica (ad esempio il sostenere che Luca è una persona affidabile e con solidi progetti di famiglia quando poi pratica lo scambiamo).