Le “voci” inquadrate attraverso il paradigma cognitivo ABC

Le “voci” sono definite come allucinazioni uditive in cui qualcuno sta parlando. L’allucinazione uditiva in sé può anche essere un rumore, una musica, brevi frasi, singole parole o un’intera conversazione. Come precedentemente accennato, l’opinione attuale in psicologia tende a considerare le dispercezioni come esperienze collocate all’estremo di un continuum che comprende anche le percezioni usuali. Sentire le voci rappresenta comunque un’esperienza molto forte per il paziente, che non  di rado mette in atto reazioni per contrastarle.

Il progresso nello sviluppo di un modello cognitivo delle voci ha avuto inizio con l’idea che le voci non siano pensieri (B), ma eventi attivanti (A) a cui la persona dà un significato personale (B) e che suscita delle reazioni emotive e/o comportamentali associate (C). Ne consegue che il disagio emotivo del paziente e gli eventuali comportamenti di fronteggiamento (coping) sono una conseguenza non dell’allucinazione in sé, ma delle inferenze e credenze valutative del paziente stesso. Nello schema seguente sono riportati due esempi di analisi ABC delle voci, di cui una ritenuta benevola ed una malevola.

 

Evento attivante

A

Credenza

B

Conseguenze

C

Richard sente una voce che gli dice “colpiscilo”

Si tratta di Dio che mette alla prova la mia fede

 

Non asseconda e si sente soddisfatto

Jenny sente una voce che le dice “stai attenta”

Si tratta del diavolo, mi sta tenendo d’occhio per venirmi a prendere

 

Terrore; evita di andare nei negozi

Fig. 3: Analisi ABC delle voci – tratta da Chadwick e Birchwood, 1996, pag. 35

L’analisi delle voci secondo il modello ABC consente di evidenziare una diretta connessione fra dispercezioni uditive e deliri. Infatti, le credenze rispetto alle voci formalmente sono deliri. Quindi, l’approccio cognitivo alle voci è in realtà un approccio a quei deliri che sono secondari allo stesso tipo di evento attivante, cioè alle voci. Le basi empiriche del modello prevedono che:

a)    L’emozione ed il comportamento del paziente sono connessi alle credenze (B) rispetto alle voci e non derivano direttamente dalle dispercezioni (A);

b)   Le credenze relative alle voci non derivano solo dal contenuto delle stesse. Se fosse così sarebbe sempre possibile prevedere l’emozione provata dal paziente o i suoi comportamenti di coping semplicemente prendendo in considerazione il contenuto (benevolo o malevolo) delle voci. E’ chiaro che in alcuni casi è possibile individuare un legame tra il contenuto della voce e i comportamenti ed i sentimenti della persona, ma le (C) del paziente possono essere maggiormente comprese prendendo in considerazione quattro categorie di credenze relative alle voci, ovvero quelle riguardanti l’identità delle voci; la loro finalità (stanno cercando di farmi del male oppure mi aiutano); il loro potere o onnipotenza e le eventuali conseguenze in caso di obbedienza/disobbedienza.

c)    Onnipotenza: molte persone possono sentirsi “catturate dal potere delle voci”, depresse e disperate perché hanno la credenza che le voci siano molto potenti ed inevitabili. Ne consegue che i pazienti sono molto ansiosi all’idea di sfidare le voci e considerano questa opzione molto rischiosa.

d)   Onniscienza: i pazienti spesso ritengono che le voci siano in grado di conoscere i loro pensieri, comportamenti, paure ed esperienze. Questa credenza può far sentire la persona esposta, vulnerabile e timorosa nei confronti della voce.

e)    Accondiscendenza: l’accondiscendenza agli ordini delle voci è una questione complessa. I pazienti che considerano le voci benevole possono acconsentire ad obbedire alle voci, ma possono sentirsi in conflitto quando le voci diventano ostili o minacciose. I pazienti che pensano che le voci siano malevole non accondiscendono volentieri alle stesse, ma possono ubbidire quando sono stanche o spaventate.

Chadwick e Birchwood (1996), utilizzando uno schema di intervista semistrutturata (BAVQ), hanno riscontrato che i pazienti psicotici si oppongono alle voci ritenute malevole, mentre con le voci benevole viene normalmente instaurata una relazione.