Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP)

Prima di introdurre la tecnica di Esposizione con Prevenzione della Risposta, ho ritenuto importante offrire informazioni alla pz – mediante un intervento di psicoeducazione – sulla natura e sul funzionamento dell’ansia, al fine di incoraggiarla e motivarla a fronteggiare l’emozione nel corso del trattamento.

Dopo aver condiviso che i rituali, le condotte di evitamento e le richieste di rassicurazione svolgono la funzione di liberare la pz dall’ansia generata dai suoi timori, si è giunti a costruire la previsione per cui prevenire la risposta avrebbe significato liberarla dall’ansia, nonostante un probabile peggioramento iniziale correlato alle caratteristiche della tecnica.

Figura 2. Andamento dell’ansia con E/RP

Oltretutto, se l’ansia funziona come un sistema d’allarme che, in situazioni di pericolo o minaccia, predispone l’organismo a reagire in modo subitaneo, non è da considerare un’emozione negativa. E’ un’emozione che tutti noi sperimentiamo quotidianamente e che – entro certi limiti – svolge una funzione importante per la sopravvivenza. Inoltre, come tutte le altre emozioni, anche l’ansia assume un certo andamento: nasce, aumenta – talvolta in modo improvviso – raggiungendo il picco più alto e poi spontaneamente decresce.

Figura 2. Curva dell’ansia.

Propongo ed introduco alla pz la tecnica di Esposizione con Prevenzione della Risposta, presentandole i dati di letteratura relativamente all’efficacia per il trattamento del DOC. La informo sulle caratteristiche tecniche: lo scopo della esposizione è ridurre l’ansia generata dagli stimoli temuti, nel caso specifico il toccare gli oggetti sporchi; la prevenzione della risposta consiste nella sospensione dei comportamenti compulsivi (rituali di lavaggio) messi in atto per fronteggiare l’ansia.

Di fatto, l’obiettivo che ci proponiamo di raggiungere, non è tanto di dimostrare l’inutilità dei rituali e degli evitamenti, quanto di esporre la pz agli stimoli ansiogeni e di imparare ad esercitare un controllo, tollerando l’ansia (anche attraverso l’addestramento ad uno stato fisiologico antagonista). Lo scopo è alterare il legame tra lo stimolo attivante (le situazioni che generano ansia) ed il comportamento disadattivo ( rituale di lavaggio), oltre a restituire identità  alla paziente attraverso la percezione di una maggiore controllabilità degli eventi.

Prima di procedere all’applicazione della tecnica ed alla stesura della gerarchia riguardante le paure della pz, spiego come si svolgeranno gli esercizi, prendendo come esempio esercitazioni fatte da altri pazienti.

Nonostante la paziente abbia deciso di intraprendere questo tipo di trattamento sulla base delle informazioni da lei stessa raccolte prima della richiesta di trattamento, ho ritenuto – comunque – importante soffermarmi a discutere su quali fossero le sue aspettative e formulare un contratto scritto (formulare un contratto per iscritto – tra le altre cose – avrebbe anche svolto la funzione di supportare la paziente nei momenti di scoraggiamento), dove la paziente si impegnava a seguire gli steps stabiliti dal terapeuta, riguardanti il trattamento, in base alla gerarchia delle sue paure.

Dopo aver chiesto alla pz da quale paura volesse iniziare, compiliamo la gerarchia facendo un elenco delle situazioni stimolo e decidendo di partire dalla situazione meno ansiogena.

Introduco la tecnica in seduta. Fungendo da modello, mostro alla paziente come fare: tocco un oggetto temuto (nel caso specifico, le scarpe) e mi passo le mani tra i capelli, sul viso, sui vestiti. Chiedo di osservarmi mentre svolgo tale compito e la incoraggio a fare lo stesso. Le chiedo di valutare quantitativamente, ad intervalli ripetuti, il livello di ansia sperimentato: da 0 a 10.  Stabilisco di considerare lo step superato quando l’ansia diminuisce in modo consistente (al di sotto di 5 SUD).

Dopo la prima seduta di esposizione, stabiliamo che ciò che è stato fatto è la modalità con cui la pz svolgerà gli esercizi a casa.