Attaccamento disorganizzato  e molteplicità dei modelli operativi interni

Il modello operativo interno della relazione di attaccamento è originariamente costruito all’incirca alla fine del primo anno di vita, attraverso la sintesi di ricordi impliciti ripetitivi dell’interazione tra il bambino e la figura di accudimento. Più avanti questi ricordi impliciti di interazioni di attaccamento che sono stati generalizzati si sviluppano in ricordi semantici che possono essere espressi verbalmente.

La possibilità che un individuo, molto precocemente nella sua vita, costruisca modelli del sé e di una particolare FdA molteplici, separati o dissociati è stata trattata per la prima volta da Bowlby. In “Attaccamento e perdita” (vol. 3, 1980) Bowlby osserva che “nel lavoro terapeutico non è raro trovare che una persona (bambino, adolescente o adulto) ha coscientemente un’immagine del tutto positiva di un genitore, mentre a un livello meno conscio nutre un’immagine contrastante, da cui risulta che il genitore lo trascura o lo rifiuta o lo maltratta. In queste persone, le due immagini vengono mantenute separate, prive di comunicazione reciproca, e viene esclusa ogni informazione che potrebbe disturbare l’immagine consolidata”.

Alcuni anni dopo in “Una base sicura” (1988) Bowlby sottolinea come bambini che avevano subito persistentemente maltrattamento dai genitori fossero “spesso dolci e affettuosi un momento e selvaggiamente ostili il momento successivo, con il cambiamento che si verificava improvvisamente e senza motivo. “ Questa violenza era diretta proprio contro la FdA. Non di rado questi bambini erano tormentati da un’intensa paura di essere attaccati da qualche mostro, e in alcuni casi esistevano prove certe che ciò che veniva temuto era l’attacco da parte di uno dei genitori. Trovando quest’aspettativa insopportabilmente terrorizzante i bambini attribuivano l’attacco aspettato a un mostro immaginario.

Il tema di modelli operativi interni (MOI) molteplici del sé e di una figura di attaccamento è stato sviluppato da Main (1991) in un lavoro che mette in evidenza la relazione tra modelli di attaccamento molteplici e deficit nello sviluppo metacognitivo.

I ricordi impliciti delle interazioni precoci che portano alla disorganizzazione dell’attaccamento, essendo molto probabilmente basati su reazioni genitoriali spaventate e/o spaventanti all’approccio del bambino, contengono l’esperienza di paura nel bambino e il ricordo di espressioni spaventate e/o aggressive nel genitore. Nonostante la barriera di paura e/o aggressività nel genitore, il bambino disorganizzato potrà infine essere in grado, in molti casi, di conquistare la vicinanza (altrimenti non potrebbe sopravvivere). Una volta che il genitore è più calmo e momentaneamente più affettuoso, il bambino disorganizzato sperimenterà un certo grado di sollievo tra le sue braccia.

Le strutture di significato che emergono dai ricordi impliciti nei quali emozioni di paura, aggressività e sollievo si succedono drammaticamente, sia nel sé che nella figura di attaccamento, sono molteplici e reciprocamente incompatibili, mutando continuamente polarità attraverso i vertici del triangolo drammatico di Karpman, tra la rappresentazione di vittima, persecutore e salvatore (Liotti, 1999, 2001, 2005). Partendo da una memoria implicita della FdA che lo accoglie con espressioni di paura, il bambino può costruire una rappresentazione di sé come causa della paura che vede nella FdA (sé persecutore e FdA vittima), ma simultaneamente anche una rappresentazione dell’altro come malevolo, responsabile della paura sperimentata (se vittima, FdA persecutore). Allo stesso tempo, il bambino può rappresentare sé stesso come vittima e l’atro come salvatore, nel momento in cui la FdA accoglie il bambino, anche se con espressioni di paura, e addirittura la FdA come vittima e se stesso come salvatore, nel momento in cui il contatto del bambino con la fdA  produce un allentamento della tensione nella stessa FdA. Infine il bambino potrà sperimentare sia se stesso che la FdA come vittima, vulnerabili e spaventati di fronte ad un pericolo invisibile.

I bambini con un attaccamento D durante la prima infanzia, spesso, all’età di sei anni, mostrano nei confronti della FdA atteggiamenti di inversioni di ruolo (“controllanti”), essendo punitivi nei riguardi del genitore, oppure preoccupati e pieni di cure in modo inappropriato. Tuttavia quando il sistema di attaccamento del bambino è fortemente attivato (ad esempio mostrando al bambino fotografie di famiglia o le figure dell’Hansburg’s Separation Anxiety Test), questa coerenza viene rapidamente annientata. Sono allora sollecitati contenuti ideativi bizzarri, irrazionali, catastrofici e autodistruttivi, mentre risposte disorientate o disorganizzate tendono a sostituire la precedente strategia di controllo apparentemente organizzata.

Questo pattern di risposta è in armonia con l’idea di in MOI di attaccamento molteplice e dissociato sottostante alla rappresentazione unitaria del sé come controllante (Liotti, 1999).