toc

Toc

 

Nathalie Ours

 

 

di Chiara Riso

 

 

Camille è una bambina che conta continuamente. Si aggrappa ai numeri, ai ritmi, a rigide abitudini, senza mai lasciare la presa. Deve rimanere sempre concentrata, è per questo che ha l’aspetto così serio e appare tanto lontana dai suoi coetanei, quasi fosse separata da una barriera invisibile.
I suoi gesti sono scanditi dalla ripetizione, una ripetizione che la rassicura e che, se nell’immediato sembra liberarla dal pericolo, finisce per intrappolarla in un tempo immobile, reversibile e sempre identico, in cui la vita quasi si dissolve.
 
Qual è il pericolo che preoccupa Camille? Avevo il potere di fare del male mio malgrado! […] Ero la causa di tutto anche quando non lo sapevo. La bambina ritiene di essere la responsabile di diversi fatti molto dolorosi accaduti ai suoi affetti più cari, di esser in grado di formulare pensieri cattivi e orribili, capaci di mettere a rischio gli altri. Ecco perché deve stare sempre attenta. Distrarsi vorrebbe dire essere imprudente e non fare quanto è in suo potere per prevenire danni tremendi e per contenere la cattiveria che la pervade.
 
Toc è un libro che descrive in modo puntuale come l’attività ossessiva protegga i pazienti dai pericoli e dagli errori, dando loro un senso di sicurezza. Mostra chiaramente quanto Camille sia sensibile al timore di colpa per irresponsabilità, al disgusto e alla sensazione di essere contaminata, ovvero alle principali categorie cui appartengono i timori ossessivi. Il tentativo della piccola protagonista di ricostruire le circostanze dell’esordio e i modi dello scompenso mette inoltre in luce il particolare decorso del Disturbo Ossessivo Compulsivo, che spesso comincia in modo subdolo e peggiora lentamente.
 
Dalle parole della bambina traspaiono costantemente le conseguenze e i costi del problema, la pressione paralizzante, la riduzione di ogni possibilità esplorativa e la sua solitudine. Non potevo confidarmi con nessuno. Mi avrebbero presa per pazza […] Gli altri, le cose che potevano succedere, erano solo rischi. Mi sono isolata sempre di più. Solo Nesquik, il suo cane, condivide con Camille il malefico potere che le appartiene.