In questo numero di Psicoterapeuti in Formazione si affrontano situazioni particolarmente complesse e delicate, in cui la relazione assume un ruolo predominante, centrale sia nella dinamica di sofferenza che nel processo che auspicabilmente porterà alla guarigione. La relazione guardata da prospettive molto diverse, innescata e regolata da fattori molto diversi. E così nel primo contributo “Pedofilia, tra racconti e oggettività”, sarà la relazione con l’aggressore che determinerà gran parte della storia della vittima. Una relazione assolutamente iatrogena e distruttiva, causa di danno e sofferenza, che ha ri-orientato pensieri e aspettative che in precedenza, probabilmente, erano di natura costruttiva.

Nello specifico si descrive la pedofilia da un punto di vista bio-psicologico e ambientale, partendo dalla definizione dei principali sistemi classificativi, inoltrandosi via via nelle peculiarità di ogni singolo elemento costituente.

Uno dei quadri teorici presi in considerazione è il “modello a quattro fattori” di Finkelhor, in cui l’autore analizza i motivi per cui l’abusatore ritiene i bambini sessualmente soddisfacenti, i fattori che permettono di sbloccare le inibizioni interne ed esterne contro l’abuso sessuale e quelli che permettono all’abusatore di superare resistenza e riluttanza della vittima.

Inoltre, s’individuano nell’uso di sostanze intossicanti, in particolare alcolici. e nell’associazione con la psicopatia due importanti fattori di rischio.

Nel secondo contributo, “Idee disfunzionali del terapeuta cognitivo-comportamentale nella relazione con il paziente obeso” si parla invece di una relazione di aiuto e pertanto di una predispozione tutt’altro che dannosa. Nonostante ciò, la letteratura ha messo in evidenza come anche le persone che svolgono professioni d’aiuto possano strutturare atteggiamenti negativi verso questa tipologia di pazienti, con gravi ripercussioni nella terapia. Alla base di questi atteggiamenti sembra esserci una qualche forma di pregiudizio. Fra i più diffusi sembra essere quello sulla responsabilità attribuita al paziente, con conseguente senso di colpa che, se da un lato è presente in modo abbondante nel background del paziente obeso, spesso è confermato proprio da quelle figure che dovrebbero alleviarlo. In questo contributo è stato indagato dettagliatamente se e come il pregiudizio nei confronti dei pazienti obesi si modificasse a seconda di alcune variabili socio – demografiche, come sesso, età, titolo di studio, lavoro nel campo dei disturbi del comportamento alimentare, ecc.

Nel terzo lavoro dal titolo “L’interruzione Volontaria di Gravidanza: aspetti psicopatologici e strategie d’intervento” si pone fine a una potenziale relazione, con tutte le implicazioni che possono derivare da una scelta tanto ardua.

L’autore ha infatti cercato di tener conto dei possibili effetti a breve e lungo termine di tale scelta, andando da una “normale” reazione di sofferenza, fino alla strutturazione di una condizione psicopatologica strutturata. orientarsi in questo campo non è per niente semplice e tutt’altro che scontato, non essendo per niente scevro da questioni etiche, morali e religiose. Infine la questione dei livelli di consapevolezza posseduti da chi sceglie di interrompere la gravidanza. Per determinare l’effettiva situazione il clinico non può esimersi dal prendere in esame il momento in cui si acquisisce notizia di gravidanza. Data la portata dell’evento, che, in ogni caso, innesca precisi processi psicologici, il fattore ambientale e personale favorevole potrebbe far emergere livelli più integrati d’identità personale e consapevolezza di sé, mentre, una cornice opposta potrebbe limitare queste funzioni superiori della coscienza, portando a perpetui sentimenti di vuoto.

Nell’ultimo contributo “Gli interventi psicologici sulla schizofrenia ad esordio in età evolutiva” si prende in considerazione un tipo particolare di relazione, quella tra noi e il sistema comune di significati, tanto deficitario nell’universo schizofrenico. Lo studio propone una revisione della letteratura riguardo all’efficacia di alcuni interventi psicologici, fra i quali la psicoterapia cognitivo- comportamentale, la “Cognitive Remediation”, la psicoeducazione e l’intervento familiare .

 

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