di Marzia Albanese

Figlia mia, sei qualcosa di troppo!”. E’ così che il re Qualcuno di Importante dà il nome alla protagonista di questa storia, la figlia appena nata che sin da subito dimostra di non avere limiti: ride troppo, piange troppo, vuole troppo.

Chiara Gamberale ci regala una fantastica storia illustrata per adulti in cui le vicende della protagonista ci fanno spostare repentinamente tra gli stati d’animo tipici del Disturbo Borderline di Personalità (BPD).

Siamo in un regno lontano, governato da un re ed una regina che mettono alla luce una bambina, vivace sì, ma non come gli altri bambini del regno, i Ragazzini Abbastanza, ai quali basta svegliarsi, andare a scuola, giocare un’oretta a ruba bandiera senza mai essere né troppo felici, né troppo annoiati. A lei sembra di non avere mai abbastanza tempo, abbastanza colori, abbastanza attenzioni, è sempre inquieta e alla ricerca di qualcosa da fare e da fare al massimo delle sue energie per non sentire quella terribile noia che arriva se si ferma anche solo un istante a non fare niente.

Un giorno un evento cambia la sua vita. E’ la morte della regina, che nessuno trova il coraggio di spiegare alla piccola bambina; eccetto il padre, che sceglie queste parole: “la morte non significa che qualcuno se ne va, ma che tu nel frattempo resti” piombando in una profonda depressione che gli impedirà di prendersi cura della piccola.

Inizia così per Qualcosa di Troppo un vero e proprio viaggio all’interno del regno, alla disperata ricerca di qualcosa che le consenta di colmare quel buco che improvvisamente, con la morte della madre e l’assenza affettiva del padre, si impossessa di quel cuore sempre così esageratamente pulsante che pare aver perso il proprio ritmo.

Sono svariati i personaggi che da questo momento in poi la principessa incontrerà lungo il suo cammino e in ognuno di loro prendono forma, grazie alla penna di una delle scrittrici contemporanee più attente all’animo umano, i sentimenti ed i coping disfunzionali tipici del Disturbo Borderline di Personalità, caratterizzato da repentini cambiamenti dell’umore, instabilità dei comportamenti e delle relazioni con gli altri, impulsività e difficoltà ad organizzare in modo coerente i propri pensieri, intensa paura del rifiuto e dell’abbandono e condotte autodistruttive (quali abuso di sostanze, promiscuità sessuale) utilizzate per anestetizzare un profondo senso di vuoto.

Cruciale sarà infatti l’incontro tra la protagonista ed il Cavalier Niente, che non reagisce alle continue provocazioni della principessa, la quale, dopo un’iniziale diffidenza, ne diventa molto amica, passando con lui intere giornate a fissare il cielo. Ben presto il loro inizia ad essere però un rapporto turbolento, fatto di vicinanza e allontanamento, perché quando passano troppo tempo insieme spunta Madama Noia, che insegna alla principessa l’importanza di non occupare necessariamente tutte le ore a disposizione.

Ma Qualcosa di Troppo inizia a stancarsi, vuole mandare via il dolore della perdita e Niente e Noia non sembrano affatto aiutarla: non accettano mai i giochi che propone continuamente per tenersi occupata e non fanno altro che dirle“non lo odiare il tuo buco, accarezzalo ogni tanto.

Qualcosa di Troppo non ci sta, sente quell’irrefrenabile necessità di tornare a riempire le sue giornate di tante, tante, troppe cose. Decide allora, dopo una lite furibonda, di chiudere con i suoi due nuovi amici e di non volerli vedere mai più.

Gli anni passano e la principessa cresce, alternando stati di gioia e tristezza estremi, finché un giorno, stanca di questo buco nero nel petto che proprio non riesce a colmare, ha un’idea: forse per riempire questo vuoto non basta fare qualcosa, ma avere qualcuno, perché “gli altri desideri vogliono qualcosa che non c’è, l’amore invece vuole qualcuno che c’è”.

Passa così da un’avventura all’altra, dando vita a relazioni intense e poco durature, ogni volta con l’illusione del grande amore e plasmandosi in base alle sembianze di ogni pretendente.

Dapprima si innamora di Qualcosa di Buffo, principe di un regno in cui gli abitanti amano passare il tempo a raccontarsi barzellette per tenere alto l’umore; si innamora del suo Lunapark pieno di giochi e meraviglie e dello sciroppo al lampone con cui ubriacarsi per scacciare via i pensieri.

E’ poi il turno del Conte Qualcosa di Blu, un principe delicato e sensibile che regna un luogo in cui il sole galleggia sempre in un eterno tramonto; si innamora delle sue attenzioni e del suo farla sentire importante.

Arriva poi il Duca Qualcosa di Giusto, che ha abbandonato il suo regno per ribellarsi alle ingiustizie dei regni vicini, professando valori morali; si innamora della sua determinazione e volontà a combattere con forza e a gran voce le ingiustizie del mondo, accompagnandolo in ogni rivoluzione.

Ma tutte queste storie hanno breve durata: Qualcosa di Troppo se ne innamora subito, vedendo l’altro protettivo, affidabile e buono, ma poi, al minimo “errore” (critica, svista, disattenzione) se ne disinnamora, vedendolo improvvisamente come minaccioso, inaffidabile e disonesto, oscillando repentinamente, come i soggetti borderline, tra l’idealizzazione dell’altro e la sua svalutazione.

Dopo l’alternarsi di altri personaggi e stati d’animo conseguenti, sarà Qualcosa di Più, ultimo pretendente della principessa a farle riscoprire l’importanza di essere se stessa, senza dover necessariamente correre a cercarsi in qualcosa o qualcuno e sarà proprio in quel momento che Qualcosa di Troppo avvertirà una grande nostalgia di Niente, il Cavaliere incontrato all’inizio del suo viaggio.

Le mancherà talmente tanto, che spinta dal desiderio di riappacificarsi definitivamente con lui, lo andrà a cercare in quel bosco, in cui guardavano insieme il cielo con la compagnia di Madama Noia.

Ma al suo arrivo, il Cavalier Niente sta morendo:

“Ma come? Proprio adesso che sono tornata qui per non scappare più?

“Si, ragazzina […] hai le idee chiare su tutto. Non hai più bisogno di me.