definizione del problema secondo il terapeuta

 

Durante il primo colloquio ho notato che Paolo effettuava dei movimenti frenetici quando parlava delle situazioni in cui doveva allontanarsi da casa e quando descriveva i suoi sintomi fisici di malessere. Egli descriveva chiaramente delle sensazioni ansiogene e i pensieri che le generavano, anche se non erano sistematizzati e sequenziali. A questo punto formulo delle ipotesi che spaziano all’interno dei disturbi ansiosi, prendendo in considerazione Agorafobia, il DAG, la fobia sociale e l’Ipocondria.

Organizzo le informazioni fornitemi da Paolo in ABC:

A

B

C

Pensare al Tragitto in macchina fino a Milano

E se dovessi stare male? Non so se reggo e se non dovessi reggere? Dovrei uscire dall’autostrada e cercare un ospedale. Allontanarsi da casa è pericoloso perché non so a chi chiedere aiuto nel caso dovessi stare male e se dovessi trovare un ospedale di incompetenti?

Ansia

 

Quando mi racconta la prima notte passata a Milano mi descrive la situazione in questo modo:

A

B

C

Pensiero di avere una malattia

forse c’è qualcosa di cardiaco, forse starò male .. dove posso … mi rivolgerò alla guardia medica, poi il 118, poi mi devo ricoverare, poi mi faranno qualche cosa, chissà che cosa

Ansia

 

 

 

A

B

C

Ansia

:”Madonna! Non sei in grado di far fronte a queste cose”, “Sei un inetto” … e cominciano questi pensieri qui .. non sei capace … ti fai prendere da queste cose

Depressione

 

Quando poi mi racconta delle sensazione che provava durante il convegno, formulo il seguente ABC:

A

B

C

Pensiero di stare male al convegno

Potrei avere un collasso e svenire davanti a tutti i colleghi, penserebbero che ho problemi di salute e diffondere questa informazione. Tutti penseranno che sono in declino, che la mia attività lavorativa ne risente e anche ai pazienti arriverà questa informazione e non verranno più da me. Non avrò abbastanza soldi per mantenere la mia famiglia.

Ansia

Questa formulazione mi è stata molto utile quando abbiamo definito nuovamente la richiesta di intervento con una conseguente modifica degli obiettivi terapeutici.

Quando per il paziente è stato più urgente lavorare sui sintomi depressivi , i colloqui successivi hanno evidenziato i pensieri disfunzionali che mantengono la depressione.

 

A

B

C

Pensare all’inizio del lavoro giornaliero

Ecco! Adesso mi stancherò, non sarò in grado di finire le visite, dovrò mandare i pazienti a casa e diranno in giro che il Dott. Paolo non è più in grado di lavorare e non verrà più nessuno da me.

Potrei anche essere dannoso per i miei pazienti. Se non sono lucido potrei fare qualcosa di sbagliato

Ansia

 

 

Depressione

 

 

 

 

A

B

C

Depressione

Questi sintomi vogliono dire che sto diventando pazzo e che danneggerò la mia famiglia. Non potrò più mantenerli con il mio lavoro e andremo in bancarotta perdendo tutto. Gli altri non sono così. Io sono sbagliato. Sono finito.

Aumento della

Depressione

 

Durante i colloqui emergono una serie di pensieri disfunzionali che potrebbero mantenere la sintomatologia depressiva e che ne possono rappresentare l’insorgenza.

Delle doverizzazioni:

§  Quelli attorno a me devono stimarmi.

§  Io devo essere perfetto.

§  Un medico non può avere un collasso, deve essere sempre in salute.

§  Devo essere entusiasta in ogni visita perché sono un medico e i medici devono amare il proprio lavoro

Pensieri catastrofizzanti:

§  Se non dormo, domani non riuscirò a lavorare bene, i pazienti se ne accorgeranno e non verranno più e non riuscirò a mantenere i miei figli, a pagare il mutuo ecc.

§  La mia famiglia andrà in malora se non riuscissi a lavorare.

E altre idee irrazionali e/o disfunzionali

§  Gli altri non hanno questi problemi, io sono sbagliato.

§  Posso perdere il controllo e fare cose da ‘pazzo’.

§  Il mio cervello si muove da solo, io non ho controllo.

§  Il tempo libero è uno spreco di tempo, abbiamo dei doveri da assolvere.

§  Vedo prossima la disfatta.

§  Sono pericoloso e dannoso per gli altri, fallito, inutile, malato.

§  Se rimango da solo potrei non riuscire a chiedere aiuto e morire.

La sua visione del futuro è negativa così come il suo giudizio su se stesso. Gli altri sono percepiti come giudicanti, nel senso che sono tutti pronti a cogliere eventuali fallimenti o defaillance. Egli ritiene che fare il medico sia una missione che deve essere svolta con gioia e l’aver perso l’entusiasmo non è corretto nei confronti dei pazienti.

VALUTAZIONE TESTISTICA

Per avere ulteriori informazioni e verificare la diagnosi, ho somministrato al paziente l’SCL 90 e l’MMPI.

L’SCL 90 è stato somministrato in seconda seduta e non evidenzia punteggi superiori all’1 e pertanto non mi ha dato indicazioni particolari.

Tuttavia il punteggio della scala della Paranoia (0.8) mi ha insospettita ed ho analizzato l’aspetto nel colloquio successivo, rilevando solo la forte preoccupazione del giudizio altrui e dell’idea che gli altri siano sempre attenti ai suoi eventuali fallimenti. Questo forte desiderio di controllo sull’ambiente mi è sembrato giustificasse il punteggio della scala discussa.

Dai risultati dell’MMPI emerge quanto segue:

In realtà egli non mostra oppositività all’ambiente, sembra anzi che lo subisca. Gli unici momenti in cui egli manifesta rabbia avvengono in seguito a pressanti richieste dei pazienti e messe in dubbio sulla sua professionalità da parte di parenti ma non in modo sistematico, nel senso che capita raramente. Di solito queste esperienze lo portano a mettere in dubbio le sue competenze con un conseguente stato di sconforto.