Concettualizzazione del disturbo

Nella storia di Matilde un aspetto ricorrente è la disperata ricerca di affetto, con sforzi talvolta frenetici per evitare l’abbandono, di cui lei non è cosciente ( Questo fa pensare ad un tratto del disturbo borderline di personalità).

Non avendo probabilmente assimilato nella sua storia di figlia un chiaro e sano significato delle relazioni di attaccamento, ne deriva che l’impossibilità di essere amati, genera un circolo vizioso  caratterizzato dall’alternanza di evitamento o fugace assaporare delle relazioni. Nella sua storia di figlia, prima, fidanzata e scambista, poi, Matilde non sa riconoscere bisogni e motivazioni e non ha l’esperienza di vicinanza e di intimità in cui lei e l’altra persona abbiano confini nitidi. Tale situazione genera a sua volta una frustrazione dei bisogni ed una conflittualità relazionale, in grado di produrre profonda e trasversale infelicità nonchè gravi sintomi depressivi.

Il problema della paziente consiste, di fatto, nel confondere i due piani pensando che sussita una relazione direttamente proporzionale tra la sessualità e il significato dell’essere amata. In tal senso le sue relazioni sono connotate da una ricerca attiva, a volte frenetica di gratificazioni sul piano fisico, da cui una vita sessuale molto impegnativa, ma insoddisfacente. Nella relazione con Letizia, Matilde cerca e sembra  trovare, conferma di essere attraente e quindi ammirata, ma anche e soprattutto, amata in un mix di sessualità e carica emotiva, che nella relazione con Luca è messo fortemente in crisi.

Stando alla descrizione del problema sembra che la paziente abbia fatto della sua confusione un piano lucido ma incoerente.

La sensazione che Matilde trasmette, infatti, è quella di una forte confusione tra le diverse motivazioni che guidano i suoi comportamenti così come i suoi bisogni e i suoi obiettivi.

La sessualità, in modo particolare, non viene compresa appieno nella sua natura più evoluta di scambio passionale intimo all’interno di una cornice progettuale adulta, in cui due persone si incontrano avendo un’idea dei propri confini. Quello che dovrebbe essere un incontro tra due persone adulte diventa per lei una situazione relazionale confusa e confondente. La paziente sembra vivere la sessualità con una componente molto agonistica, contraddistinta cioè dai ruoli dominante-sottomesso e, in modo piuttosto incoerente giunge a parlare di un “quadretto familiare” con un uomo con cui la sessualità è contraddistinta dai giochi di potere.

E’ qui che emerge la componente dissociativa di Matilde.

Attraverso l’intensità delle sensazioni fisiche la paziente cerca un contatto con sé, ovvero delle esperienze che la facciano “sentire”.

Tale aspetto, infatti, ben si collega al sintomo fisico, particolarmente presente, di perdita di contatto con la parte sinistra del corpo.

E questa perdita di contatto fa parte della sua esperienza ed è un aspetto che la spaventa enormemente. Approfondendo con lei il suo stato quando rimane sola, senza agire emerge una situazione di profonda sofferenza. Matilde racconta che quando è sola rimane a letto aspettando che trascorra il giorno. Stare senza vedere Letizia o Luca è “come se non riuscissi più a trovare me stessa…sento il vuoto” e ancora “…è come staccarsi dal corpo…il continuo stare a letto, guardando il nulla mi ha fatto sentire come se mi guardassi da fuori con la paura di lasciarmi andare completamente e il  formicolio e l’insensibilità del corpo”.

Dal punto di vista sintomatologico emerge un quadro di profonda depressione  e dispersione del proprio senso di identità in quanto la paziente stessa si descrive come “un corpo diviso a metà…una mente divisa a metà” e una sensazione di sentirsi completata solo attraverso le due persone che frequenta.

Ecco allora che per evitare di sperimentare la solitudine e il vuoto sia fisico che interiore, Matilde passa da periodi in cui si getta a capofitto ad assaporare l’intensità emotiva con Letizia, sentendosi comunque in colpa nei confronti di Luca, ad altri in cui sente che questo rapporto non può garantirle il futuro “normale” che vorrebbe (famiglia con figli) e così si convince che è tutto un errore e inizia a pensare che sarebbe giusto tornare a vivere con Luca. D’altronde lui è il suo ex e sembra non volerne sapere di ricominciare una storia con lei. Lui preferisce uscire con gli amici a divertirsi, relegando eventualmente il rapporto con Matilde ad incontri a sfondo sessuale.

In tale scenario sembra piuttosto difficile cogliere appieno l’idea che la paziente ha dei due partner, in quanto coesistono nella descrizione due opposti fronti che tanto la attraggono quanto la respingono.

Da ciò deriva l’impressione che sussista anche una difficoltà di coerenza e di integrazione del pensiero e della percezione di sè.

Inoltre ciò che si coglie dalle modalità di eloquio della paziente è un racconto monocorde ma “a cascata” dei problemi che la affliggono. Una costante che ricorre nelle diverse sedute è la mia difficoltà ad inserirmi nel dialogo e a stabilire una conversazione in quanto quasi sempre, Matilde non lo permette o, più spesso, continua a portare avanti il suo discorso, passando da un problema all’altro.

Altro aspetto di rilievo, è la sua carente  capacità di sintesi a fronte dei deficit emotivi e metacognitivi. Spesso con lei è difficile chiudere il colloquio in quanto, nel momento in cui mi accingo a riassumere e focalizzare gli aspetti trattati in seduta, Matilde ricomincia a puntualizzarne alcuni, o ancora introduce nuovi temi.

Da questi elementi si può ipotizzare un’effettiva difficoltà della paziente a farsi strada nella caoticità del suo stato mentale tanto da giungere a disperdervisi arrivando a dire che a volte le sembra “di non avere una chiara identità di sè”.

Alla paziente sembrano mancare le categorie fondamentali che inquadrano i bisogni e soprattutto una chiara differenziazione al loro interno. Sembra che Matilde stia utilizzando delle categorie apprese nel suo contesto di vita, senza sceglierle, ma seguendole in modo caotico. Da per scontato parole alle quali non attribuisce il significato che hanno realmente; non avendone, di fatto, coscienza ed esperienza, fatica ad individuare ciò di cui lei ha realmente bisogno.