
di Claudia Perdighe
Mi fa molto piacere presentare questo numero speciale di Psicoterapeuti in Formazione, a cui abbiamo lavorato per oltre un anno dedicato a un tema molto attuale e che entra sempre più di frequente in psicoterapia, vale orientamento, identità sessuale ed eventuali problematiche connesse.
Primo passo indietro. Qualche anno fa mi chiamò una paziente per chiedermi un terapeuta per il figlio di 14 anni, su richiesta dello stesso, che aveva “appena scoperto di essere omossessuale e lo aveva confessato ai genitori”. In sé niente di rilevante, pensai, tanto più che i genitori non avevano alcuna obiezione o disagio particolare con la rivelazione, per quanto sorpresi. La cosa interessante, però, emerse nella psicoterapia del figlio: non aveva avuto nessuna relazione né attrazione di tipo omosessuale, bensì si era detto che essere gay per il tipo di interessi e valori politici che lo guidavano “è molto più coerente che essere eterosessuale”.
Senza entrare nel merito della breve psicoterapia che seguì, trovai molto curioso il caso e fu una delle prime volte che mi confrontai con il tema dei dubbi sull’orientamento, anche laddove non c’è sofferenza.
Secondo passo indietro. Quando era alle elementari sento mio figlio che scherza con gli amici e mi sembra di sentire che un amico gli dice “sei gay”. Non sono sicura, ma mi chiedo se possa esserci rimasto male e, dunque, più tardi lo chiedo a lui. Lui all’inizio mi guarda perplesso, poi mi risponde spiazzandomi: “Loro scherzavano e io non sono gay. In ogni caso non capisco in che senso tu pensi che la cosa dovrebbe offendermi. Per quelli della mia generazione non è un insulto”.
Riporto questi due episodi per provare a testimoniare da un punto personale il cambiamento degli ultimi anni su questo tema. Da questa constatazione nasce il desiderio di presentare un numero dedicato a questo tema, curato da una persona che da anni se ne occupa, il dott. Mirko Cario.
Come si può vedere dalla copertina il numero alterna articoli teorici e casi clinici.
La cosa interessante nel leggere i lavori, trovo, è che nella analisi e, soprattutto, nel trattamento del disagio connesso all’orientamento sessuale e all’identità di genere, un intervento elettivo è la terapia affermativa, cioè assertiva, un tipo di intervento contemporaneamente piuttosto datato come origine ma che continua a dimostrarsi sempre molto efficace nei più diversi ambiti in cui viene applicato.
Gli approcci terapeutici affermativi o assertivi condividono, come sottolineato da Cario e Crapanzano, una visione non patologizzante dell’incongruenza di genere e/o dell’orientamento non eterosessuale, con l’obiettivo di promuovere un processo di legittimazione e un’espressione positiva dei bisogni identitari, riducendo l’impatto negativo della discriminazione e dello stigma sociale percepito.
| Mirko Cario | Introduzione: identità sessuale e minority stress in psicoterapia | pp. 3-8 |
| Mirko Cario, Andrea Crapanzano | La CBT affermativa nel trattamento delle problematiche legate al minority stress | pp. 9-21 |
| Maria Cristina Greco, Francesco Baccetti, Stefania Iazzetta | Alex e il bisogno di essere Alex | pp. 22-34 |
| Flavia Calicchia | Carolina e la ricerca del vero sè | pp. 35-47 |
| Gabriele Naticchioni | Disturbi e disordini alimentari nelle minoranze sessuali | pp. 48-59 |
| Veronica Satalino, Mirko Cario | Adriana e l’intollerabile attesa della transizione | pp. 60-77 |
| Francesco Baccetti et al. | Relazione conclusiva del progetto pilota sull’incongruenza di genere nel servizio pubblico | pp. 78-86 |
Foto di Noelle Rebekah su Unsplash
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