Assesment

Con Alessio la valutazione psicologica e la terapia sono proseguite simultaneamente, in quanto gli atteggiamenti di opposizione anche nei miei confronti sono perdurati per i primi mesi.

Era impossibile  ad  esempio chiedergli un disegno, senza sentirsi rispondere “stai zitta, non ti voglio, vai via!!” oppure senza che lui si mettesse ad urlare e volesse scappare dallo studio.

Ho deciso quindi di lasciare carta e penna e di dedicarmi completamente a lui, lasciando che egli si facesse conoscere da solo, attraverso proprio quelle manifestazioni che creavano rabbia e fastidio anche in me e che stavo vivendo.

Gli obiettivi di questa prima fase sono stati:

·      Rimanere seduto  (per questo obiettivo ci si è avvalsi dell’utilizzo dei gettoni)

·      Imparare a chiedere aiuto

·      Ricostruzione del suo funzionamento mediante osservazione del comportamento e quando possibile utilizzo degli ABC.

Per il primo mese la terapia è stata svolta sul tappeto, tra colori, fogli, pennelli e quanti altri Alessio volesse utilizzare, facendogli sperimentare una relazione con un adulto, che non fosse basata solo su rimproveri e castighi, come stava vivendo a scuola.

Nel momento in cui è stato possibile fare una richiesta relativa ad un disegno, nel disegno della famiglia,  egli ha rappresentato solo una casa , mentre non ha disegnato alcuna persona. Nel corso del tempo mi sono accorta che Alessio, stava migliorando. Ad esempio  entrava nello studio, appoggiava la giacca, se la toglieva (cosa che prima non faceva) e a poco a poco iniziava a sedersi sulla sedia, prolungando il tempo di permanenza.

Ho concordato con lui, la gestione di alcuni gettoni, che gli avrei dato ogni qual volta il tempo, in cui stava seduto, fosse aumentato.

Questa tecnica, ha attirato fin da subito Alessio, che aveva intenzione di avere come premio un camion telecomandato ed ha iniziato a sentirsi gratificato.

Di volta in volta, attraverso i suoi commenti  di ciò  che capitava a scuola e in studio, abbiamo provato a ricostruire  i primi ABC.

A

Sono a scuola e la maestra guarda altri

B

Perché non mi vuoi? La maestra non mi vuole bene, terribile…

C

Rabbia

Agitazione psioomotoria

C / A1

Rabbia

B1

Faccio schifo. Se non mi vuole bene significa che sono un bambino cattivo che non merita di essere amato

C1

Tristezza

 

È stato possibile nei mesi successivi riuscire ad effettuare una valutazione cognitiva, che ha portato a dei risultati nella media, che sono stati comunque compromessi dalla mancanza di attenzione e dai forti tratti   di impulsività.

Le prove di attenzione mantenuta, di  attenzione distribuita e di ricerca visiva hanno portato a valori inferiori alla norma.

E’ stato inoltre interessante poter osservare le reazioni di Alessio di fronte agli insuccessi e alle frustrazioni; egli tende a mettere in atto strategie di evitamento, accompagnate da frasi come “faccio schifo”, “non sono capace” e con conseguenti esplosioni di rabbia (strappa il foglio, si alza dalla sedia , da’ le spalle).

Inoltre in queste occasioni, i vissuti abbandonaci emergono chiaramente attraverso verbalizzazioni come, “non mi vuoi, non te ne frega  niente”. 

 Dalla somministrazione dell’inventario delle paure, Alessio non riporta alcuna paura.

Mentre nel rapporto a due si evidenziavano progressivamente dei miglioramenti, il comportamento a scuola rimaneva pressoché invariato.

Osservazione del gioco

Alessio cambiava spesso gioco e non era in grado di portarlo a termine, se non quando il gioco era particolarmente interessante. Egli si buttava  nel gioco con entusiasmo, ma questo calava non appena subentrava “ la noia “, l’emozione che più frequentemente riportava. Alessio  dava l’idea di un bambino, che non riusciva a vivere nel qui e ora, poiché il suo interesse era rivolto sempre alle attività future (“cosa facciamo dopo?).

Era inoltre molto difficile, fargli accettare l’attesa di un cambiamento, senza che egli ponesse numerose domande di precisazione o senza che si alzasse dalla sedia.

I giochi era preferenzialmente di movimento.

L’eloquio

 Il suo tono della voce e  la velocità dell’eloquio, passavano da toni normali a momenti in cui il tono diveniva molto alto, soprattutto in concomitanza ad un’eccitazione verso qualcosa oppure di fronte ad un divieto o una frustrazione.

La relazione

Fin da subito di  Alessio spiccava la sua adesività nel rapporto, (voleva sempre un bacino) alla quale si affiancavano però momenti in cui vi erano delle forti esplosioni di rabbia e di rifiuto contro l’altro.

Era piuttosto difficile fargli  mantenere l’attenzione, per cui è stato necessario inventare dei nuovi modi, per tenere viva l’attenzione e per non sentirsi dire “Scusa puoi ripetere? Non ho capito”.

Mappa dei sistemi motivazionali

Attaccamento accudimento: Alessio presenta un attaccamento di tipo disorganizzato. All’inizio Alessio non si fidava degli adulti, non era in grado di aspettarsi da loro un aiuto e quindi anche di chiederlo.

Con le insegnanti, il rapporto era sempre molto conflittuale; in particolare nella fase di conoscenza, era solito metterle alla prova, con atteggiamenti di sfida (“vai via, non ti voglio”).

Risultava disorganizzato sul piano del comportamento e molto confuso anche sul piano affettivo (adesività nel rapporto accompagnata da scontrosità).

Agonismo: Il sistema agonistico agisce in senso contrario: Alessio si sente spesso in una posizione di inferiorità (prova sentimenti di svalutazione) alla quale tenta di reagire con atteggiamenti di superiorità e di aggressività. Egli passa  velocemente da uno stato di vittima (gli altri mi trattano male, non mi vogliono) ad un altro di persecutore (non mi interessi).

Cooperazione: Uno degli obiettivi della terapia è stato quello di arrivare il sistema cooperativo. Alessio è un bambino autocentrato, che richiede attenzione esclusiva verso di sé. E’ risultato utile l’intervento con le insegnanti per favorire l’apprendimento cooperativo.

Assunzioni disfunzionali

Le principali convinzioni disfunzionali di Alessio sono le seguenti

·      Non mi posso fidare di nessuno

·      Devo sempre arrangiarmi

·      Non sono degno di amore

·      Non valgo niente

Capacità metacognitive

Autoriflessività: fa fatica ad esprimere sentimenti ed emozioni che vanno stimolati con domande.

Il suo racconto inizialmente era basato sulla narrazione di azioni, che egli mette in atto anche nella relazione (si racconta attraverso il movimento).

Comprensione della mente altrui: Alessio ha difficoltà ad immaginare le intenzioni (deficit di mentalizzazione) e i pensieri degli altri. Questa sua caratteristica ha generato conflittualità con i compagni, a causa del suo egocentrismo. Si potrebbe inoltre attribuire anche  a questo deficit, la difficoltà nel saper attendere una risposta dall’altro (è infatti molto impulsivo, non riesce a capire che anche l’altro ha uno spazio di pensiero in cui sta progettando la sua azione).

Stati mentali

Inizialmente, lo stato mentale era quello della rabbia. Egli infatti aveva degli atteggiamenti provocatori e di sfida, nei momenti in cui veniva lasciato  solo e si trovava in difficoltà, come succedeva a scuola.

Successivamente a questo stato si è sovrapposto quello della tristezza; sente di non sapere nulla, si sente inadeguato, di poco conto.

Quando esagera nelle sue esplosioni, ora ha imparato a chiedere aiuto.

Cicli interpersonali

Posso ipotizzare che l’esperienza di abbandono dei primi anni di vita, abbia dato origine ad un modello operativo interno, in cui l’altro non viene vissuto come qualcuno che ti può aiutare, ma piuttosto come qualcuno che ti può fare richieste eccessive o che  ti può  minacciare. L’esperienza  di deprivazione cui è stato sottoposto non gli ha permesso di sperimentare quel piacevole e vitale senso di vicinanza, di calore e di sicurezza (Amore) nel quale implicitamente e piacevolmente matura la consapevolezza di sé e di sé con l’altro. Le sue reazioni di rabbia sono così repentine violente e ingiustificate rispetto allo stimolo da far pensare ad un area autistica, in cui non è possibile l’accesso all’altro. Il bambino non sa di cosa sta parlando  e non ha consapevolezza di ciò che gli è mancato e che gli continua a mancare. Chi gli si avvicina viene vissuto come una minaccia o come una che fa delle richieste eccessive perché lui non sa cosa vuole non conosce l’esperienza e non sa dove collocarla. Fare l’esperienza significa aprirsi al nuovo senza la “rete di protezione” che si è costruito, fatta di negazione del bisogno di attaccamento o di vicinanza, quindi di amore. Ha imparato precocissimamente a stare da solo e a non considerare gli altri, a farne a meno, per non morire probabilmente. Questo apprendimento è assolutamente implicito, è come tatuato sulla pelle, non c’è consapevolezza. Non ci sono parole per descriverlo e  per rappresentarlo. Il suo rapporto con gli altri è come con il ciuccio di legno duro, senza calore, morbidezza, odore. La sua terapia sarà una lunga e paziente relazione di comprensione, di sintonizzazione e di rispecchiamento.

Diagnosi

 Si ipotizza un disturbo oppositivo provocatorio accompagnato da tratti  di impulsività,disattenzione  e vissuti depressivi.